In generale è bene ricordare che ogni segno di interpunzione (dalla virgola, al punto, al trattino) richiede di essere seguito ma non preceduto da uno spazio. Ad esempio scriveremo:
Parole, queste, che hanno colpito tutti
e non
Parole , queste , che hanno colpito tutti

- I segni di interpunzione vanno posti all’esterno delle virgolette di qualsiasi tipo e delle parentesi. Fanno eccezione solo il punto esclamativo e quello interrogativo che facciano parte della virgolettato.
- Tutte le abbreviazioni vanno chiuse da un punto fermo (Es. pp. Cfr. cit.).
- Il trattino corto serve per unire elementi e non richiede spazi tra le parole (Es. Dantepersonaggio), mentre per le incidentali si usa il trattino lungo, adeguatamente spaziato (Es. Bembo – nello scrivere i suoi trattati – tendeva a riscrivere e ricopiare molte volte il testo di proprio pugno).
- Il grassetto va usato sporadicamente, ma in una tesi può essere utile ad esempio per marcare i titoli dei paragrafi.

Come usare i segni di interpunzione
Un importante aspetto della scrittura spesso sottovalutato è la punteggiatura. È necessario conoscere le norme interpuntorie per redigere documenti di qualsiasi natura.
Cesare Marchi, giornalista e scrittore, in proposito riportava un esempio provocatorio ma quanto mai calzante: c’è una bella differenza tra scrivere “San Francesco dormiva con una vecchia coperta, di pelo” e “San
Francesco dormiva con una vecchia, coperta di pelo”.
Di seguito troverete dunque alcune norme generali che riguardano i fondamentali segni di interpunzione.

Il punto
• Il punto (anticamente punto fermo) è utilizzato per indicare una pausa forte, che segnali un cambio di argomento o l'aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento.
• Si mette alla fine della frase o del periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo.
• Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (come ad esempio ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo). In una frase che si conclude con una parola abbreviata non si ripete il punto, come nell’esempio:
- Presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri.
• Indicativamente vanno evitati troppi punti fermi per evitare l’effetto enfatico, tipico della scrittura giornalistica o creativa.

La virgola
• La virgola indica una pausa breve.
• La virgola non va mai usata per dividere soggetto e verbo:
Es. Non si scriverà : I cani, mi piacciono, ma I cani mi piacciono.
• Si può usare la virgola: negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l'inciso); dopo un'apposizione o un vocativo (Roma, la capitale d'Italia), e anche prima di quest'ultimo se non è in apertura di frase (Non correre, Marco, che cadi).
• Serve a separare e insieme congiungere elementi che costituiscono una proposizione o un periodo. Rappresenta quindi il punto di congiunzione tra ciascuno degli elementi di un elenco in cui non si usano congiunzioni (asindeto).
- Es. Io, mio fratello, la zia e il nonno siamo usciti di corsa.
• Inoltre rappresenta il punto di congiunzione di due coordinate all’interno di un periodo.
- Es. Il cane è sceso in giardino, ha scavato una buca e vi ha riposto l’osso.

• La virgola ha una funzione di intonazione.
• Serve poi a isolare un sintagma esteso che preceda soggetto e verbo in una preposizione.
Es. Anche dopo un lungo interrogatorio, l’indiziato si rifiutò di parlare.
• Si usa nelle frasi relative non restrittive, cioè esplicative (o appositive o aggiuntive):
Es. Maria ha lavato le lenzuola, che erano state usate [= «tutte le lenzuola, in quanto tutte usate»].
Mentre non si usa nelle relative non restrittive.
Es. Maria ha lavato le lenzuola che erano state usate [= «solo quelle che erano state usate»]

• Segnala infine le incidentali o appositive o qualunque altri elementi il flusso della proposizione.
Es. Giovanni, il dottore, alza il capo.
La maestra, con i genitori, entrò in aula.
Domani, in ogni caso, non riuscirò a raggiungerti prima delle sette.
• A volte le incidentali possono essere racchiuse tra trattini o tra parentesi (se la proposizione è di una certa lunghezza).
• Inoltre solitamente non si usa per unire proposizioni indipendenti e in questo caso va sostituita con ; ,:, .
Ad esempio è preferibile scrivere:
Non mangiamo da tre giorni; siamo affamati.
Non mangiamo da tre giorni: siamo affamati.
Non mangiamo da tre giorni. Siamo affamati.

Punto e virgola
• Il punto e virgola segnala una pausa intermedia tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale.
• Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un'interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti
Es. Il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all'indomani mattina (Fogazzaro)
• Serve a separare elementi che costituiscono una proposizione o un periodo. Svolge la stessa funzione della virgola, ma lo stacco è più forte.
Es. L’hanno visto tutti; sei stato tu!

Due punti
• La funzione dei due punti è quella di introdurre elementi informativi che si aggiungono a quelli forniti nella prima parte dell’enunciato o che li precisano. Per capire dove vanno inseriti si può tentare di sostituirli con: e quindi, e perciò, e infatti, e cioè a seconda dei casi.
Esempi:
- Il romanzo ebbe un grande successo: era scritto in una lingua accessibile al popolo.
- Mario mangiò di tutto: pizza, patatine, torte.
• I due punti non vanno mai usati per separare un verbo dal complemento oggetto.
• Inoltre servono come indicatori del discorso diretto.

Punto esclamativo e interrogativo
• Come il punto fermo, il punto esclamativo e quello interrogativo hanno la funzione di chiudere un periodo.
• Il punto interrogativo si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l'andamento intonativo ascendente della frase.
• Il punto esclamativo (patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l'andamento discendente della
frase.
• I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

I puntini di sospensione
• I puntini di sospensione indicano generalmente incertezza, reticenza, cambi di progettazione o una sospensione del discorso.
• I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto.
• Anch’essi sono di solito da evitare in una prosa tecnica e sorvegliata.

Le virgolette
Esistono diversi tipi di virgolette:
• basse (« ») chiamate anche sergente o caporale
• alte (“ ”)
• apici (‘ ’)

Le virgolette basse si usano in diversi contesti e con diverse funzioni:
o per delimitare un discorso diretto;
Es. «Felice notte, venerabile Jorge», disse. «Ci attendevi?» (U. Eco, Il nome della rosa) o per delimitare una citazione, vale a dire per contrassegnare parole o frasi citate direttamente da un altro contesto/da un altro testo (delle citazioni parleremo più avanti);
Es. Per Schopenhauer l’invidia è «il segno sicuro del difetto»

Le virgolette alte si usano invece:
- per introdurre in un testo il titolo di un giornale;
es. L’ho letto nel “Corriere della Sera”.
- per mettere in evidenza la particolarità di una denominazione;
es. Il discorso del “leader maximo”.
- per parole o frasi derivate da un certo ambiente culturale noto al lettore o citate direttamente da un altro contesto;
es. Il concetto di “ricerca del tempo perduto” si trova anche in altri tipi di romanzo.
- per contrassegnare parole o frasi esistenti come tali in un contesto reale o immaginario che viene descritto;
es. Benché parzialmente cancellata, la scritta “Caserma” era ancora visibile sopra la porta d’ingresso.

- per i termini che chiariscono/spiegano formalmente il significato di un altro termine;
es. La parola perso può avere due significati: “perduto” e “di colore oscuro”.
- per contrassegnare termini che denotano un concetto particolare considerato nel discorso;
es. Il concetto di “rinascita” implica anche altre considerazioni.
- per attribuire a qualcuno una qualità presunta, con uno stile ironico e in generale per contrassegnare parole usate in senso ironico (ma in tal caso è bene usare estrema prudenza).
es. Allora il “gran capo” ci disse:...
es. In quell’occasione gli “esperti” conclusero ben poco.

Le virgolette alte vengono utilizzate soprattutto per segnalare l’uso particolare di una parola, mentre gli apici sottolineano in genere una singola espressione, o racchiudono una definizione.
- Gli apici si usano quando servono virgolette all’interno di altre virgolette.
Es. Mario ha risposto: «È un ambiente molto ‘cheap’».
- Nelle citazioni e con il discorso diretto, le virgolette più adoperate nell’uso comune sono quelle basse («…»).

Il maiuscolo
Addentrandoci negli aspetti tecnici della scrittura è bene distinguere tra le diverse forme che possono interessare la redazione di un testo: maiuscolo, corsivo ecc.
Uso del maiuscolo
Il maiuscolo va impiegato in ogni nuovo tratto del testo:
• in principio di un periodo. Il punto fermo chiude sempre il periodo, mentre il punto interrogativo e il punto esclamativo possono o meno chiudere il periodo;
• in principio di ogni voce di una lista verticale (elenchi, elenchi puntati, numerati eccetera) se preceduto da un punto fermo, un punto interrogativo o esclamativo;
• in principio di una citazione diretta, se la citazione viene riportata dall’inizio della frase;
• in principio di una battuta di dialogo;
• in principio di un qualsiasi tratto di testo indipendente come un sunto o una dimostrazione (anche nel caso in cui si trovi introdotto dai due punti);
• per i secoli, i periodi storici, letterari o artistici (il Trecento, l'Illuminismo, il Romanticismo, l'Impressionismo).

• Naturalmente il maiuscolo va impiegato anche nelle iniziali dei titoli di sezione di qualsiasi livello, dei titoli delle illustrazioni e delle tabelle.
• Tutti i nomi propri richiedono l’iniziale maiuscola, ma anche alcuni nomi comuni cui si assegna un significato restrittivo o particolare e che vengono quindi utilizzati in senso proprio: la Ricerca, nel senso dell’ente a cui è affidata l’attività di ricerca; la Sanità nel senso di organismo preposto alla salute pubblica ecc. Anche i sostantivi derivati da nomi propri e usati con significato strettamente attinente al nome di derivazione vanno scritti con l’iniziale maiuscola: il Marxismo ovvero la dottrina di Marx e il Biellese ovvero la zona di Biella.
• Al contrario, gli aggettivi derivanti da nomi propri, anche se usati in senso attinente vengono scritti con iniziali minuscole: il pensiero crociano, ovvero di Benedetto Croce e il culto panico ovvero del dio Pan.
• Le designazioni derivate da nomi propri o contenenti nomi propri, ma usate con significati indipendenti dalla loro derivazione, andranno scritte con l’iniziale minuscola: terra di siena, motore diesel, principe di galles (nel senso del disegno di tessuto).

• Nomi e gli appellativi sacrali: Dio, Iddio, Spirito Santo, Vergine, Madonna, Cristo ecc.
• Maiuscolo solo per i toponimi: “san Francesco” ma “il convento di San Francesco”.
• I sostantivi che indichino cariche pubbliche o autorità civili o religiose: scriveremo “Il Presidente della Repubblica…”, “il Rabbino capo”, l'Imam... (si scrive tuttavia papa quando segue il nome proprio es. papa Roncalli, oppure il cardinal Martini.
• I nomi degli ordini religiosi: i Gesuiti, i Salesiani, le Orsoline, ecc.
• Le sigle vanno scritte con tutte le iniziali maiuscole: O.N.U., C.G.I.L., R.A.I.; (se scritte per esteso non vanno in maiuscolo le congiunzioni o le preposizioni, es.: l'Organizzazione delle Nazioni Unite, La Banca Popolare di Milano ecc.).
• Nomi comuni e aggettivi che costituiscono parte integrante di una designazione propria vanno scritti con l’iniziale maiuscola: Torre Eiffel, Parco Nazionale dell’Abruzzo.
• L’importante è la coerenza, l’uniformità nell’uso.

Uso del corsivo:
• Le parole e frasi straniere di uso non comune, con le quali si ritiene che il lettore non abbia dimestichezza, vanno scritte in corsivo. Due esempi:
- La recensio è una delle fasi dell’edizione critica.
- Questo tipo di didattica è fondamentale per trasmettere il know-how.
• Al contrario le parole straniere o tecniche acquisite nell’uso corrente della lingua italiana si scrivono in carattere tondo: il boom economico, la musica jazz, le hostess ecc.
• Anche le parole (o le lettere) alle quali ci si riferisce in quanto tali all’interno del testo andranno scritte in corsivo, come riportato negli esempi:
- La parola valigia compare dodici volte nel testo.
- Nell’elisione degli articoli lo e la si usa l’apostrofo.
- La n maiuscola, e la f maiuscola.

• I termini tecnici specialistici possono essere scritti in corsivo la prima volta che compaiono nel testo, come leggiamo nell’esempio:
- L’autore stesso definisce catechismo la tecnica narrativa del secondo episodio, narcisismo quella del quinto e incubismo quella del sesto.
• Il corsivo viene utilizzato per evidenziare alcune parole o frasi in relazione alla loro presenza nel testo. Questo impiego si distingue da quello delle virgolette, di cui parleremo a breve, la cui funzione è quella di
evidenziare le parole o le frasi in relazione al loro significato. Quindi ogni volta che ci si troverà di fronte all’esigenza di dare rilievo a una parola o a una frase ci si dovrà chiedere se l’aspetto prevalente sia quello della
presenza nel testo o del significato.

Accenti nei polisillabi
Prendono l’accento grafico (è, é, ì, ù, ó) tutti i polisillabi in cui l’accento tonico (pronunciato) cade sull’ultima sillaba.
Quindi:
poiché, perché, giacché, orsù, laggiù, lassù, ventitré,
ma anche
rifà, ridò, sottostà
Gli accenti
L’accento grave sulla ‘e’ (è) va solo nelle parole:
è, cioè, Mosè, caffè, tè
Negli altri casi l’accento è acuto (é):
poiché, perché, giacché, sicché ecc.
Accenti nei monosillabi accentati:
già, giù, là, lì (ci vediamo lì), né (non voglio acqua né vino), sé (avere cura di sé), sì (la risposta è
sì).
Non accentati:
do, fa, fu, po’, sa, qua, qui, so, sta, sto, su, va.